Buongiorno a tutti i nostri utenti (virtuali). Col post odierno vogliamo farvi uscire di casa e compiere un viaggio fino a Venezia, infatti il documento che vi presentiamo fu redatto proprio nel Palazzo Ducale della Serenissima ed è uno dei vari documenti che testimoniano le intense relazioni tra la Città di Ascoli e i Dogi veneziani dall’inizio del ‘400 a tutto il ‘500, costituiti da varie lettere inviate da illustri Dogi come Michele Steno, Francesco Foscari, Marco Barbarigo e Pasquale Cicogna. Il documento è datato 15 maggio 1410 ed è indirizzato da Michele Steno “dux di Venezia” agli Anziani e al Comune di Ascoli “amici diletti” espressione da cui si desumono i rapporti amichevoli e di disponibilità da parte delle autorità veneziane. Infatti il Doge concede, su richiesta degli ascolani a mezzo di frate Tommaso dell’Ordine di S. Agostino oratore della Città, “che tutti i cittadini con le loro mercanzie e beni in completa sicurezza possano recarsi a Venezia, e trattenervisi e commerciare e quindi tornare indietro, esercitando liberamente le proprie facoltà a loro piacere secondo le antiche consuetudini senza molestia né impedimento alcuno”.
E’ evidente dal tenore del documento, quanto già all’epoca gli ascolani spaziassero nei loro traffici e contatti economici in tutta la penisola, godendo di buona reputazione e affidabilità che inducevano le autorità veneziane a esprimere “sincera benevolenza” e ad intervenire con “sincerissima disposizione e volontà” nei confronti della “nobilitate” ascolana.
Il documento su supporto pergamenaceo reca un sigillo pendente in piombo raffigurante: sul recto le figure affrontate sulla sinistra del Doge e di San Marco sulla destra, sul verso la scritta in capitale MICHAELI / STENO DEI / GRACIA DUX / VENETIARUM / ETC.
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